Abstract
La Suprema Corte di Cassazione, nella sentenza in commento, afferma, contrariamente alla Corte di Appello, che la coltivazione di una pianta di Cannabis nel cortile della propria abitazione - in assenza di elementi che possano dimostrare l'essere praticata una attività di spaccio e/o di vendita al dettaglio - dimostra che della sostanza stupefacente prodotta se ne possa fare un uso esclusivamente personale, quantunque dalla singola pianta, alta circa 1,60 metri, possano ricavarsi 160 singole dosi.
Nel caso di specie, un uomo era stato condannato per il reato di coltivazione di cannabinolo ex art. 73, comma 5, del D.P.R. 309 del 1990, aggravato dalla recidiva reiterata, per aver coltivato una piantina messa a dimora nel cortile esterno, alta m. 1.60, con produzione di un principio attivo, tratto da foglie e fiori essiccati, corrispondente a circa 160 dosi.
Nel presente commento, sarà possibile constatare come la Suprema Corte, ricorrendo ai principi elaborati dalle Sezioni...
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