FASCICOLO

Il Foro Italiano - n. 6/2023

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Roberto Pardolesi*
Michele Scialoja*

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Il Foro Italiano

Il Foro italiano è la rivista generalista che da quasi 150 anni fornisce ai professionisti tutto quello che serve per impostare al meglio le argomentazioni difensive e ogni altra documentazione di parte, con elevato livello di aggiornamento e capacità di discernimento delle implicazioni: una sorta di filo d’Arianna per muoversi con cognizione di causa all’interno del labirinto giuridico del nostro tempo.

Nelle sue cinque sezioni (costituzionale e civile, penale, amministrativa, euro-unitaria e straniera, monografie e varietà), si occupa di tutti i rami del diritto; amplissima è la scelta dei provvedimenti della Corte costituzionale, della Corte di cassazione e dei giudici di merito, del Consiglio di Stato e delle altre giurisdizioni amministrative, nonché di organi giurisdizionali europei.

Ogni anno vengono mediamente pubblicate più di 1000 sentenze. Ciascun provvedimento è preceduto da una o più massime e ad ogni massima corrisponde una nota redazionale, più o meno agile, secondo le circostanze: sempre comunque esaustiva, eventualmente seguita da una nota d’autore.

L’insieme delle note redazionali e autorali costituisce la ricognizione organica, se del caso minuziosa, degli orientamenti giurisprudenziali, consolidati o ancora in via di assestamento, con le indicazioni necessarie a ricostruire le traiettorie tracciate dai precedenti.

Roberto Pardolesi*
Michele Scialoja*

Con i primi mesi di vigenza del nuovo rito post riforma “Cartabia” del processo civile sorgono i primi dubbi applicativi: il Tribunale di Treviso (ordinanza 31 maggio 2023), ha rimesso alla Cassazione l’interpretazione del combinato disposto degli art. 473 bis.49 e 473 bis.51 c.p.c. circa l’ammissibilità della domanda, con ricorso congiunto dei coniugi, di separazione e di divorzio

Le sezioni unite penali della Cassazione (con sentenza 27 ottobre 2022 - 6 aprile 2023, n. 14840) escludono la possibilità di esportare l’istituto della messa alla prova dei maggiorenni nel contesto della responsabilità da reato degli enti collettivi.

La Corte di giustizia (sentenza 4 maggio 2023, causa C-300/21) si misura col danno da violazione della disciplina a tutela dei dati personali, decidendo che non esiste una soglia minima di gravità della lesione


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