Roberto Pardolesi*
Michele Scialoja*
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Il Foro Italiano
Il Foro italiano è la rivista generalista
che da quasi 150 anni fornisce ai professionisti tutto quello che serve
per impostare al meglio le argomentazioni difensive e ogni altra documentazione
di parte, con elevato livello di aggiornamento e capacità di
discernimento delle implicazioni: una sorta di filo d’Arianna per muoversi con
cognizione di causa all’interno del labirinto giuridico del nostro tempo.
Nelle sue cinque sezioni (costituzionale e
civile, penale, amministrativa, euro-unitaria e straniera,
monografie e varietà), si occupa di tutti i rami del diritto; amplissima
è la scelta dei provvedimenti della Corte costituzionale, della Corte di
cassazione e dei giudici di merito, del Consiglio di Stato e delle altre
giurisdizioni amministrative, nonché di organi giurisdizionali europei.
Ogni
anno
vengono mediamente pubblicate più di 1000 sentenze. Ciascun
provvedimento è preceduto da una o più massime e ad ogni massima corrisponde
una nota redazionale, più o meno agile, secondo le circostanze: sempre comunque
esaustiva, eventualmente seguita da una nota d’autore.
L’insieme
delle note redazionali e autorali costituisce la ricognizione organica,
se del caso minuziosa, degli orientamenti giurisprudenziali, consolidati o
ancora in via di assestamento, con le indicazioni necessarie a ricostruire le
traiettorie tracciate dai precedenti.
Con i primi mesi di vigenza del nuovo rito post riforma
“Cartabia” del processo civile sorgono i primi dubbi applicativi: il Tribunale
di Treviso (ordinanza 31 maggio 2023), ha rimesso alla Cassazione
l’interpretazione del combinato disposto degli art. 473 bis.49 e 473 bis.51
c.p.c. circa l’ammissibilità della domanda, con ricorso congiunto dei
coniugi, di separazione e di divorzio
Le sezioni unite penali della Cassazione (con sentenza 27
ottobre 2022 - 6 aprile 2023, n. 14840) escludono la possibilità di
esportare l’istituto della messa alla prova dei maggiorenni nel contesto
della responsabilità da reato degli enti collettivi.
La Corte di giustizia (sentenza 4 maggio 2023, causa C-300/21)
si misura col danno da violazione della disciplina a
tutela dei dati personali, decidendo che non esiste una soglia
minima di gravità della lesione
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