Con la sentenza
n. 31878 del 24 settembre 2025, la quarta Sezione penale della Corte di cassazione ha affermato che in tema di mezzi di prova, i messaggi di posta
elettronica, i messaggi WhatsApp e gli SMS conservati nella memoria di un
dispositivo elettronico conservano la natura di corrispondenza anche dopo la
ricezione da parte del destinatario, almeno fino a quando, per il decorso del
tempo o per altra causa, essi non abbiano perso ogni carattere di attualità, in
rapporto all'interesse alla loro riservatezza, trasformandosi in un mero
documento "storico", sicché - fino a quel momento - la loro
acquisizione deve avvenire secondo le forme previste dall'art. 254 cod.
proc. pen. per il sequestro della corrispondenza.
La decisione affronta un tema di grande attualità: la qualificazione giuridica dei messaggi di messaggistica istantanea (WhatsApp in questo caso) ai fini della loro utilizzabilità come prova. La Corte richiama la recente giurisprudenza costituzionale...
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